27 febbraio 2013

Il Grillo, il Caimano, il Giaguaro – chi sale e chi scende nel bestiario politico


di Giuseppe de Venuto 

Il Grillo: inarrestabile. Il suo Tsunami tour ha portato un’onda anomala di neo-eletti in Parlamento. Per gli avversari politici e per i radical-chic salottieri della sinistra italiana è un populista, un qualunquista, un demagogo, un novello censore; per i suoi “grillini” è una sorta di Messia perfetto ed inviolabile, un garante infallibile della democrazia del movimento. Ciò che davvero si nota, in positivo, è che lui ed il suo movimento non sono più definiti come l’anti-politica, anzi! Molte delle proposte generate dal M5s sono state inglobate, quantomeno nelle dichiarazioni di facciata,  nei programmi di quasi tutti i partiti: taglio dei Parlamentari, riduzione degli stipendi, abolizione dei vitalizi.  Altro che anti-politica, quindi. Ciò che, invero, genera notevoli perplessità è la  gestione padronale del movimento con le espulsioni (non previste dal  ”non statuto”) e, soprattutto, le note dichiarazioni riguardanti Casa Pound e l’imbarazzo a dichiararsi antifascista. Che il M5s si doti di regole interne chiare e complete è più che un auspicio di chi guarda con simpatia al Movimento 5 stelle: è previsto dall’art. 49 della Costituzione.
Ora che il Movimento è approdato in Parlamento, poi, la presenza di regole scritte sarebbe garanzia di democraticità della vita del Movimento stesso per gli elettori quanto per gli eletti. Il Caimano: il Caimano sembra (politicamente) immortale; non sono stati sufficienti per abbatterlo gli scandali del Ruby-gate, tutti i procedimenti civili e penali che lo riguardano, il tira e molla sulle primarie e , da ultimo, l’apologia delle tangenti all’estero (che in qualsiasi altro Paese sarebbe bastata, da sola, ad annientarlo). La sconfinata fiducia nelle sue capacità di statista ha portato persino gli abruzzesi, dopo le ben note vicende dell’Aquila, a garantire al PDL il ruolo di primo partito nella propria Regione. Sia ben inteso il Caimano continua a dominare la scena non tanto, o non solo, per le sue capacità politiche e dialettiche quanto piuttosto per i limiti dell’elettorato italiano che è stato ancora capace, dopo vent’anni, di credere alle promesse; eppure solo 15 mesi fa il Caimano veniva pressoché defenestrato dal ruolo di Premier per la grave crisi in cui aveva portato l’Italia e che ha poi creato le basi per il cd Governo tecnico. Non c’è niente da fare: l’italiano medio lo ama perchè si riconosce in lui, nei suoi difetti, nel suo cerone e nelle sue cene eleganti e quindi gli perdona tutto perchè i suoi errori, umani, sono gli errori dell’italiano medio; e chi non ci si riconosce probabilmente lo invidia. 
Il Giaguaro: o meglio l’amico del giaguaro, quello che doveva smacchiarlo ma è rimasto macchiato. Il PD negli ultimi quindici mesi ha confermato la grande tradizione del centro-sinistra italiano dal PDS ad oggi: sbagliare ogni mossa politica possibile. C’è di più: il PD non solo ha sbagliato ogni mossa politica appoggiando un Governo che ha stuprato l’articolo 18, che ha fatto la più iniqua riforma pensionistica della storia (con centinaia di migliaia di esodati rimasti senza stipendio e senza pensione) ma ha anche fatto insorgere in parte dell’elettorato il sospetto che tale sostegno parlamentare fosse il frutto di un accordo per la salvezza del Monte dei Paschi. Noi non crediamo che sia così, noi siamo convinti che il PD dell’amico del giaguaro  abbia evitato di andare alle elezioni nella primavera 2012, elezioni che avrebbe vinto a mani basse, per nessun secondo scopo più o meno lecito o per nessun secondo fine ma per il semplice, puro e  sottile piacere di perdere ancora una volta.

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