4 dicembre 2012

La spazzatura, da Acri a Rende.


Quando prega rimane assorto con lo sguardo inebetito verso l’alto e poi verso se stesso come i bambini davanti ai cartoni. E’ dialettico anche nel portamento. Un po’ verso su e poi giù. I confratelli pensano che stia giocando. Con il passare del tempo diventa lo zimbello buono del convento. “E’ il solito fra' Salvatore!”, commentano ogni qual volta ne combina una delle sue. Poi gli si avvicinano. E quando stanno lì lì per rimproverarlo si perdono dentro i suoi occhi, rotondi, profondi e sorridenti. Lo lasciano fare. Sanno che prega e lavora. E’ quanto basta.

Tutte le mattine lo vedono trafficare tra i rifiuti. In cucina quando passa lui la svuota quasi completamente. Alcuni, curiosi, iniziano a spiarlo. Magari sperano di trovare un suo punto debole. E lo seguono passo dopo passo. Al 30° giorno convengono sia arrivato il momento di riferire il suo comportamento al padre superiore.

“Fra’ Salvatore è bravo, però la nostra coscienza ci impone di riferire quello che abbiamo visto con i nostri occhi. Tutte i giorni si diverte a raccogliere la spazzatura e poi a buttarla per le strade. Non è bello, forse è una sua mania. Un modo per sublimare le tentazioni che tutti gli uomini hanno, e anche noi poveri confratelli. Non vogliamo accusare di nulla il nostro amato Salvatore, ma questo non lo deve fare. Non si fa. È peccato contro Dio e contro le sue creature”.

Il rettore li ascolta paziente. Poi replica:
“Ma siete sicuri di dire la verità?”
“Cos’è la verità? Disse Pilato. Noi stiamo raccontando quello che abbiamo visto con i nostri occhi (e li indicano con le dita).”
“Avete chiesto all’interessato il motivo del suo gesto?”
“Non ne abbiamo avuto il coraggio. Ma gli occhi non mentono”.
“Va bene, vi ringrazio per lo zelo che avete dimostrato nei confronti del vostro confratello e di tutta la nostra comunità, ma vi esorto a chiedere chiarimenti direttamente a lui”.

“Grazie padre rettore di aver avuto il tempo di riceverci”. E si allontanano.


Vistosamente più leggeri per essersi tolto un peso dalla coscienza scivolano giù per le scale e si recano in cappella per chiedere perdono al Signore per il coraggio dimostrato. Eppure c’era qualcosa che iniziava a pungere tra le fitte della fede anchilosata di fra’ Giuda e fra’ Celestino. Un dubbio dalla forma sinuosa di un tarlo: e se non fosse vero?
Decisi a scioglierlo del tutto, il giorno successivo gli vanno incontro.
“Che fai fra' Salvatore con questi rifiuti?”
“Li butto a Rende”.
Ecco, avevamo ragione. Li butta. È il suo modo di scaricare le tensioni, convengono annuendo. Quando stanno per tornare indietro, a fra' Giuda viene in mente un’altra interrogazione, un altro cruccio:
“E perché?”

“Perché qui ad Acri non fanno la raccolta differenziata. Quindi, li porto a Rende perché questi rifiuti possono essere riutilizzati e non finire nelle discariche dove continuano a sporcare.

 È stato San Francesco il primo uomo nella storia a sostenere il rispetto dell’ambiente quando nel suo Cantico delle creature ha detto: “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba”.

Il rettore dalla finestra si gusta la scena. E quando vede fra’ Giuda e fra’ Celestino cadere a terra smorza un sorriso. Ed esclama al suo segretario: “La coscienza del peccato è sofferenza. E poi guarigione. Ma prima sofferenza”.
“Da domani – ordina – tutti a portare la spazzatura a Rende!”



Fonte: http://paneroseacri.wordpress.com/2012/12/01/indovina-chi/

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