2 giugno 2012

Scoppia la protesta contro la chiusura del Tribunale di Lamezia Terme


Sono ore abbastanza accese per Lamezia. Dopo anni di indifferenza la città si risveglia per dar vita ad una protesta, quella contro la chiusura del Tribunale di Lamezia Terme.  L’elite della città, in genere impegnato nei salotti, adesso sfodera tutto lo sdegno e si cimenta in un'occupazione, mentre qualcuno preventivamente decide già di incatenarsi sul posto per evitare eventuali sgomberi. Eventuali appunto, mica sicuri, sia chiaro, nonostante l’ultimatum doveva scadere già giorni fa.  Perché poi in fondo, la legge, cos’è? Anzi, la legge, chi è?

 E’ questa la drammaticità di questa protesta. E’ ottenere l’ennesima conferma che la legge non esiste, non come vogliamo intenderla noi. La legge è soltanto una carta, un jolly nelle mani di qualche giocatore opportunista, che decide di metterla in tavolo solo quando è sicuro di poter raccogliere tutto, di poter vincere insomma. Non è certo una condizione universale, perché altrimenti, la legge sarebbe uguale per tutti. Che poi, uguale per tutti? Ma lo potrebbe essere mai? Difficile crederlo dal momento in cui la sentenza finale spetta al giudice, alla sua personale interpretazione. E quindi, lo stesso caso, potrebbe arrivare a sentenze completamente opposte semplicemente  se pronunciate da due giudici diversi.

“Il tribunale è un presidio di legalità”, a ripeterlo sono molti tra gli occupanti. Occupanti appunto, che per l’attuale legge italiana, sono quindi illegali. Stanno dunque commettendo un reato per difendere la legalità. Non vi sembra un controsenso troppo grande?  Non è forse ora di abbandonare questo moralismo da uomini di stato e iniziare piuttosto a parlare concretamente di libertà e diritti? C’è un limite che lo Stato non può oltrepassare, ed è quello del volere popolare, della tanto millantata supremazia del popolo, che può e deve scegliere. Scelte che non possono e non devono essere messe in discussione da nessuno. Se dunque è questo il concetto su cui si basa lo Stato italiano, perché allora, non vale per tutti? E perché allora abbiamo assistito e continuiamo ad assistere ad immagini di sgomberi violenti e forzati contro persone che difendono i loro diritti? Chi è la legge quindi? E soprattutto chi ha tutto questo potere da poterla esercitare a proprio piacimento?
Arrivando alla conclusione, che dunque non è la colpevolezza o l’innocenza l’elemento finale sul quale si base la sentenza, ma a decidere tutto è l’abilità dell’avvocato nel difendere  o nell’accusare, possiamo quindi dire che dentro quel Palazzo non si fa giustizia, ma si affina semplicemente la capacità di esplicitare una tesi al fine di convincere chi si ha di fronte? Se dunque, è questo quello che da sempre è stato e sempre sarà, se non è altro che l’arte della retorica a far da padrona, in un luogo in cui si decidono le sorti delle persone e della società, di quale legge parliamo?

E ancora, mi verrebbe da chiedere. Come si può permettere che avvocati così come semplici cittadini entrino e sostino liberamente in un luogo in cui sono conservati importantissimi atti per i processi in corso? Come si può permettere, in una città ad altissima densità mafiosa, che in quello che prima era un luogo accessibile solo attraverso i metal detector adesso sia diventato un luogo in cui poter girare liberamente?
Ho provato a chiederlo ad un po’ di persone che hanno aderito a questa protesta,e  tutti prontamente mi hanno risposto che sono intervenute le forze dell’ordine a piantonare cancellerie ed archivi. E ingenuamente verrebbe da tirare un sospiro di sollievo, o no? Peccato però che questo è avvenuto solo diverse ore dopo dall’inizio dell’occupazione. C’è quindi stato un lasso di tempo in cui chiunque avrebbe potuto intrufolarsi dentro e sfruttare la protesta per far sparire atti poco convenienti. D’altronde a Lamezia questo è successo anche quando il Tribunale funzionava regolarmente, di “marachelle” ne abbiamo sempre sentito parlare, ammesso che non si abbia e non si voglia avere la memoria corta. E ancora, la cosa preoccupante, è che questa protesta ha dato anche spazio al populismo, cosicché è possibile vedere in quelle sale vecchi ultras giocare a fare gli attivisti, mentre fino a pochi giorni fa quelle sale erano per loro il luogo in cui essere giudicati per i reati contestati.
Chissà a fine protesta, quanti atti saranno spariti e quanti processi rimandati nel tentativo di ricostruire il fascicolo.

E poi ancora, l’atteggiamento dei nostri politici, di coloro che amministrano le nostre città e che in preda all’entusiasmo avevano dichiarato delle dimissioni che però non ci sono state, perché richiedevano un coraggio politico che evidentemente manca. “E lo stato che fa? Si costerna, s’indigna, poi getta la spugna con gran dignità”

E, dulcis in fundo, la strumentalizzazione. Le bandiere, gli striscioni, le interviste. Il tentativo e la riuscita di mettere il cappello sopra ogni cosa. Dunque, il tribunale non come bene della città, ma come possibilità per X ed Y di farsi ancora una volta pubblicità.

Che tristezza poi, veder ogni tanto comparire il simbolo dei fascisti del terzo millennio. (E poi velocemente scomparire, come nel giorno in cui è stata ospitata la Carovana Antimafia ad esempio, da indurci a credere che gli ospiti di quel giorno abbiano poco accettato questo ricorso al cameratismo perché da buoni cittadini italiani hanno ereditato dalla nostra storia il valore della libertà, imprescindibile dall’antifascismo.) Fascisti, dunque, quelli che esercitano “l’apologia fascista” che in Italia è vietata da Costituzione. Ancora una volta emergono con forza i controsensi di questa protesta.

Dopo aver assistito per giorni a questa serie di avvenimenti, posso concludere che si può essere contro la chiusura del Tribunale senza per questo cadere in giochi di potere e facili opportunismi.

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