Non volevo scrivere oggi, non volevo accodarmi a coloro
che si ricordano la data della liberazione e non l’intera fatica durata un
ventennio. Così, una volta l’anno, scrivendo e urlando metaforicamente da
dietro un monitor, facendo finta di niente 364 giorni l’anno, 365 se bisestile.
Definendosi di “sinistra” sgomitando per crearsi una posizione affossando il
prossimo, forse inconsapevolmente come se questo fosse buono e giusto; scordandosi che “la sinistra” è solo la definizione
data di un’ala del parlamento, oggi come allora covo di corrotti democristiani
e borghesi tra i quali spiccavano e si distinguevano figure degne di stima e
rispetto, partigiani della prima ora, oro tra la feccia, popolo tra borghesi, democratici tra neo-oligarchi.
Oggi le persone, gli stessi chiamati consumatori,
esodati, disoccupati, precari, lavoratori, partite iva, forza lavoro, numeri, statistiche, percentuali si dividono tra loro,
pensando a cose futili, bloccati nell’immobilismo di un’azione inutile come
il ricordo fine a se stesso o la lamentela, orfani di leader quanto mai
inopportuni.