11 marzo 2013

Petrolio e schiavitù nel Delta del Niger


“Ci sono persone in Africa che non sanno cosa è il buio”. Tante altre cose non conoscono. Ma l’assenza di luce è eccezionale. Quella che potrebbe sembrare una richiesta insolita è invece l’aspetto meno inquietante di una tragedia umana agghiacciante almeno quanto la tratta degli schiavi di qualche secolo fa. E ti accorgi in solo momento che il colonialismo non è ancora finito. Si è solo trasformato.
Nel Delta del Niger si verificano cose strane. L’acqua delle falde è bollente. E sa di petrolio. È l’unica che hanno. L’aria sa di petrolio. Non la possono cambiare. Il buio non c’è. Di notte le fiamme delle raffinerie sono come il sole. Riscaldano e illuminano. Ma a differenza di quello che dagli antichi era venerato come un dio devastano e uccidono.
Nel Delta del Niger si verificano cose strane. Gli appartenenti alle grosse compagnie petrolifere vivono in centri benessere. Con l’acqua potabile e con tutti i comfort dell’uomo occidentale. Eppure la Farnesina, sede del Ministero degli Esteri, sconsiglia ai cittadini italiani di andare in vacanza in Nigeria o giù di lì. È pericoloso, pericolosissimo. Chiaramente, se lavori per una raffineria, no.
Per il Delta del Niger si verificano cose strane. Se denunci quello che succede laggiù il giorno dopo ti arriva la Polizia a casa. E ti accusano di tutto. Se non hai commesso reati se li inventano. Sunny Ofehe si è fatto due anni di prigione per questo.
In Occidente non succede nulla di strano. La maggior parte delle persone non sa da dove arriva il carburante. Fa i salti di gioia quando i distributori propongono un’offerta imperdibile. Tipo la benzina a meno 20 cent a litro. E valutano seriamente l’opportunità di cambiare auto quando vedono la pubblicità di quella che fa risparmiare ben duecento litri all’anno anche se costa un occhio della testa.
In Occidente non succede nulla di strano. C’è il sole e il buio. E c’è pure il metano che riscalda le case. La schiavitù è altrove. 

Nessun commento:

Visualizzazioni totali