L’ho fatto e non lo rifarò mai più.
Partecipare ad un dibattito pubblico promosso dal Pd e
dalla coalizione di CENTRO sinistra, che di dibattito ha solo il nome è stata
una cosa che definire triste e falsa è troppo poco. Sembrava una riunione della
famiglia Tavella. O almeno così ho risposto ironicamente a chi mi ha chiesto cosa si tenesse
in comune.
Tante le cose dette. Tante, e tutte orrendamente errate.
Come confermato da alcuni che preferiscono non dirsi militanti ma che vivono il partito perchè "ci si sono trovati".
Elencherò qui per la gioia di qualcuno quali sono state
le cose che hanno provocato imbarazzo e ilarità in chi ascoltava senza
sonnecchiare.
Sembrava di essere ad una comunione. I genitori tutti
nelle prime file ascoltavano fieri le “puttanate” lette dai figli svezzati
da poco alla “politica” che parlavano per bocca di bersani, e “matteo” senza
sapere quello che dicevano; leggendo mozioni preconfezionate da esponenti di
partito per i quali chiedevano il voto.
Sciocchi.
Sciocchi.
Vomitando parole dette a caso, in un politichese incomprensibile e
senz’anima; ma sotto gli anta, specie se non sei granchè e non hai una gran
cultura anche solo storica “forse” ci sta. Quello che non ci sta però è la definizione che il
coordinatore del Pd provinciale dà al lavoro e al partito che rappresenta,
denunciando una confusione presente nelle nuove generazioni e nel paese che
andrebbe debellata. Il bontempone dall’eloquio niente male comincia il suo
intervento promuovendo le linee del partito, incantando chi ancora non è
riuscito ad addormentarsi, parlando di redistribuzione del “reddito” e non
della ricchezza e ponendo al primo posto il lavoro che definisce come un autentico
mezzo per ottenere la libertà e l’emancipazione, che ricorda tanto la scritta
nazista “arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi) che si trova all’entrata
del campo di concentramento di Auschwitz; forse confondendolo in una citazione
errata con la “partecipazione” di una
famosa canzone del signor G.. Ne libera tante il coordinatore, tirando in ballo
tristemente la buonanima del compagno Berlinguer, come quando definisce il Pd
un partito progressista e moderato, né carne né pesce insomma, alla faccia
della confusione, o quando si dice dalla parte della “giustizia” scordandosi di
affiancarle la parola “sociale” elogiando l’importanza di essere “cattolici di
sinistra”, in barba alla laicità dello Stato che dovrebbe essere un faro costituzionale.
Queste purtroppo, cari lettori sono solo alcune delle gaffe più o meno volute
fatte dagli esponenti di un sedicente partito che hanno come obiettivo solo
quello di fare una carriera politica mediocre e individualista.
Il meglio comunque è venuto fuori solo alla fine, quando
prendendo la parola un uomo dalla chioma bianca che era in prima fila ha
esordito dicendo: prendo la parola per ricordare la nobiltà della democrazia
cristiana… . Poco dopo tra le risa e l’abbandono di alcuni della seduta nei
saluti finali di un esponente craxiano di giovane età con tanto di spilla socialista che non avendo nessun
candidato da appoggiare era li solo per fare numero, un uomo non ce l’ha fatta
a resistere e si è accasciato a terra, svenendo.
Vorremmo pensare sia stato solo
il suo diabete a farlo sentire così male ma non ne siamo del tutto sicuri...
2 commenti:
era meglio quando si rubava per il partito almeno ci si tesserava al partito per convinzione e non per fare carriera come si fa oggi e il risultato sono questi oratori
cla non era meglio prima come non è meglio ora... facevano schifo prima e lo fanno anche ora..
non giustifichiamo che è ingiustificabile
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