13 ottobre 2012

La casta dei sindacati



In questi giorni in cui si parla di finanziaria, tagli, recupero di evasioni fiscali, contributi di solidarietà, e proteste da parte di opposizioni che propongono riduzioni del costo della politica e soprattutto una riduzione del numero dei parlamentari, peccato però che quando passano al governo quest’ultimi si dimenticano di tutto quello che hanno detto in precedenza e continuano su una linea, che da destra a sinistra, non si nota nessuna differenza. 
In attesa che arrivi qualche messia che viene a liberarci da questa situazione ormai perenne (ma visto che l’ultimo che si è definito tale l’hanno crofisso circa 2000 anni fa, quindi lo vedo abbastanza improbabile), vorrei farvi dare un occhiata agli sprechi del mondo sindacale, considerando che Cgil, Cisl e Uil si beccano tra annessi e connessi ogni anno un paio di miliardi di euro. Come fanno? Compilano la denuncia dei redditi, sbrigano pratiche pensionistiche a chi di fronte ai moduli impossibili da compilare vanno in panico, inoltre organizzano corsi di aggiornamento professionale (loro che di professione non fanno altro che parlare n.d.A.) e roba del genere, molto redditizia. In ogni caso non si sa esattamente quanti siano i cosiddetti rappresentanti del lavoro, perché un censimento ufficiale non è stato mai fatto. Del resto chi, invece di lavorare, si occupa del lavoro degli altri, ha convenienza a non cambiare mestiere, e soprattutto in un modo molto riservato cerca di non far capire che campa da nababbo pur non facendo niente, anche perché altrimenti rischierebbe di rientrare in fabbrica o in ufficio, un pericolo che il sindacalista cerca di evitare, attentamente. Anche perché entrare nella casta sindacale non significa solo avere un buon reddito, ma essere in una posizione che ti consente di salire molto in alto. Anche perché il più fesso che si è seduto in un tavolo di trattative contrattuali, con un po’ di pazienza è stato promosso capo del personale di grandi aziende. Le quali, hanno capito che per tenere buoni i dipendenti, si affidano a ex sindacalisti, che nessuno meglio di loro riesce a fregare gli ex colleghi. I prodigi sindacali sono immensi. Nel momento in cui un lavoratore entra a far parte della casta, non cessa di percepire lo stipendio, però cessa di lavorare. In italia non si contano gli insegnanti che non insegnano. Per non parlare di una miriade di sindacalisti che siedono in parlamento. Prima guidano cortei e inalberano striscioni, sfilano con le tute blu, e poi varcano Palazzo Madama, Montecitorio ma anche Strasburgo. Un bel sistema, prima fischietti e marcie, subito dopo pranzi serviti dal cameriere in livrea a Montecitorio. Facciamoci un po’ i conti in tasca, Fausto Bertinotti, pensionato, di ben quattro legislature al parlamento 6.317 euro mensili. Una cifra che un pensionato invalido li percepisce in un anno. Sergio d’Antoni, cisl, terza legislatura in carica, 14.269,11. Savino Pezzotta, anche lui capo del sindacato dopo D’Antoni, ora si trova tra gli scranni di Montecitorio. Mi dispiace solo di Sergio Chiamparino, segretario della Cisl Piemontese, che è stato in parlamento per una sola legislatura, che percepisce una pensione di > 3.108 euro.
Ma il raggiro, quello vero è un altro, cioè l’aggiramento del referendum. I dipendenti pubblici e privati che si affidano ai sindacati non versano direttamente le quote annuali o mensili alla segreteria del sindacato medesimo. Tali quote sono trattenute direttamente sulla busta paga, e anche quando un operaio o un dipendente preferisce di non rinnovare la tessera, la trattenuta ci sarà comunque. Ma non è tutto i sindacati non si sà in base a quale motivo, non sono obbligati a rendere pubblici i loro bilanci, fanno il loro comodo tanto ci sono i lavoratori che gli nutrono fiducia. Pagano le tasse? Chissà. Pagano l’ICI? Mistero. Eppure la sinistra c’è l’ha con la chiesa perché è graziata dal fisco per ciò che riguarda gli ospizi, gli oratori e per tutti gli edifici usati per scopi benefici.


Il sindacato è molto professionale a tutelare... Se stesso.

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