30 giugno 2012

Sei milioni di Mario

Lo so che il calcio europeo non è molto attinente ai contenuti di questo accumulatore di blog che è IndiAut.
Però forse può suggerire una riflessione sullo stato del nostro paese.

Mario Barwuah Balotelli è nato a Palermo il 12 agosto '90, da genitori ghanesi che lo hanno dato in affidamento ad una coppia di italiani, i coniugi Balotelli. Secondo la legge italiana, Mario, pur essendo nato in territorio italiano può acquistare la cittadinanza solo al compimento della maggiore età - poiché la cittadinanza si acquista solo jus sanguinis, cioè se si ha sangue italiano (sic)!

Perciò il giovane Mario deve fronteggiare gli iter assurdi dei permessi di soggiorno, delle iscrizioni a scuola con riserva, delle mancate convocazioni nelle Primavera a causa della sua dubbia nazionalità.
E ancora quando diviene italiano e gioca nell'Inter lo fischiano, gli urlano come i gorilla, è oggetto di critiche e cori razzisti per una sola e semplice ragione: è nero, ergo non italiano!
Poi fa due gol alla Germania, trascinando la nazionale (quella degli scommettitori) in finale, e la stampa - sempre attenta alle sue marachelle piuttosto che alla sua storia - si accorge di questo ragazzo italiano, sempre incazzato, ma un autentico fenomeno e lo osanna.
E Balotelli che abbraccia la mamma, e superMario, e Mario il-bronzo-di-Riace...
Ci sono voluti due gol pesantissimi per mostrare agli italiani che ci sono persone in grado di offrire un grande contributo alla nazione (per usare la retorica nazionalpopolare di Giorgio Napolitano, che non a caso ha scelto come proprio idolo calcistico lo scommettitore Buffon!).

In italia ci sono quasi 6 milioni di Mario. Che ogni giorno fanno la fila in Questura per un permesso di soggiorno, che si spezzano la schiena nella clandestinità del lavoro nero a Rosarno o Castelvolturno, che si prostituiscono per pochi euro, che attendono da oltre un anno lo status di rifugiati pur essendo scappati dalla Libia. Sei milioni di persone che non consideriamo, che facilmente tendiamo a dimenticare.
Eppure lavorano, truffano, rubano, mangiano e ridono come tutti gli italiani. Abitano i nostri territori.

Persone che cercano di entrare nel nostro mondo, prima con un gommone, poi con un documento e infine come vicini di casa. E invece l'assurdità delle leggi italiane li mantiene ai margini.
Attendono da mesi il rilascio di un documento, sopportano condizioni di lavoro pessime pur di avere un contratto che significa permesso di soggiorno, sopportano la vita di reclusi nei centri di accoglienza in attesa di un permesso umanitario. Sopportano le lungaggini burocratiche, l'incapacità degli uffici immigrazione d'Italia. Non comprendono perché l'Italia chiede loro il rispetto delle regole e poi sono le stesse istituzioni a non rispettare le scadenze. E quando non comprendono scappano e si rifugiano nell'illegalità. Si nascondono dalle cure sanitarie, non iscrivono i figli a scuola, non frequentano i luoghi pubblici, non acquisiscono i meccanismi tipici per sopravvivere in Italia. Non capiscono come si tratta con la burocrazia, non imparano le regole, non parlano italiano, si rinchiudono nella moschea o nel ghetto dei nostri quartieri.

E il risultato è che 6 milioni di persone vivono nell'ombra.
Nell'indifferenza degli altri 54 milioni che calpestano il suolo italiano e sostengono le sorti di questa insulsa nazione.

La tregenda mediatica di Balotelli - da bad boy a eroe nazionale - è esemplificativa di quanto i media possano modificare la storia recente del nostro popolo. L'immigrato entra nella cronaca solo per lo stupro, la rapina in villa, la battuta al limite della civiltà di qualche senatur lombardo, o quando con grande civiltà e dignità decide di manifestarsi insegnandoci a lottare contro la 'ndrangheta, nella Rivolta di Rosarno di due anni fa. Fa più rumore l'albero che cade che la foresta ce cresce!

E' inammissibile l'ipocrisia di molti giornalisti che ora osannano il giovane Mario e dimenticano di scrivere quotidianamente dei problemi dell'integrazione, dei ghetti, delle odissee dei migranti e dei bizantinismi legalistici italiani.

Non è un caso di successo a misurare l'integrazione, sono i diecimila casi di fallimento.

Lavoro da sei mesi in un Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo e gli ospiti provenienti dalla Libia attendono da oltre un anno una risposta se possono o meno rimanere in Italia.
I loro gol nel campetto del Centro non sono sufficienti per avere un documento!

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