PROCURA DELLA REPUBBLICA
PRESSO IL TRIBUNALE DI VIBO VALENTIA
MEMORIA
Nel Procedimento penale n. 8/2011 mod. 21
Il “CODACONS - Coordinamento delle associazioni e
dei comitati di tutela dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei
consumatori” - con
sede nazionale in Roma, viale G. Mazzini n. 73, in persona del legale rappresentante pro tempore Avv. Francesco Di Lieto,
nella sua qualità di Vice Presidente Nazionale, con sede Regionale in
Catanzaro, in C.so Mazzini 164 – 88100,
con domicilio eletto presso la sede Provinciale presso cui è
domiciliato, sita in Piazza A. Diaz, 2, Vibo Valentia presso lo studio
dell'Avv. Claudio Cricenti, che agisce, anche, nella qualità di referente
Provinciale - espone quanto segue:
PREMESSO CHE
- l’esponente è un’Associazione di volontariato
e senza scopo di lucro, riconosciuta ai sensi della legge 266/91;
- è un’Associazione italiana di consumatori e
che da oltre trenta anni, per statuto, persegue la tutela “con ogni mezzo legittimo, ed in particolare con il ricorso allo
strumento giudiziario, dei diritti e degli interessi dei consumatori ed utenti
… nei confronti dei soggetti pubblici e privati produttori e/o erogatori di
beni e servizi” (Statuto CODACONS, art. 3, comma 1);
- il
CODACONS “promuove azioni giudiziarie
civili, amministrative e penali, queste ultime mediante la presentazione di
esposti, denunce e querele all’Autorità giudiziaria nei confronti di qualunque
soggetto responsabile per reati ivi
compresi quelli ambientali …”(Statuto CODACONS art. 2 comma 3),
- Il CODACONS in data 21.1.2013 ha presentato presso questa
procura un esposto, relativo alle indagini denominate “acquasporca”, e che il
2.2.2013, ha corroborato tale denuncia con un secondo esposto, scaturito dal
cd. “allarme benzene”.
- dopo tali fatti, cristallizzati in documenti
disponibili presso questa Ecc.ma Procura, il CODACONS è stato coinvolto dal
Prefetto nella Task Force istituita per garantire una gestione trasparente ed
efficiente delle peculiari gravità connesse alla questione Alaco;
- da tale Task Force sono emerse molteplici criticità,
essenzialmente riconducibili ad una mancanza di individuazione delle
competenze, oltre ad una rilevante carenza organizzativa e comunicativa tra Asp
ed Arpacal, la quale, specie con riferimento alle “acque grezze” non è ancora
chiara circa le proprie competenze, che, però, alla luce dell'ordinanza di
sequestro disposto da questa Ecc.ma Procura, si imporrebbe come dell'Arpacal;
- nel dare atto della formale e sostanziale
volontà prefettizia di assicurare la prioritaria rilevanza alla tutela della Salute,
a discapito di formalismi che fino ad ora hanno determinato un'assenza di
tutela per i cittadini, con la presente memoria si intende supportare i
precedenti esposti con ulteriore materiale, documentale ed informatico;
- ed invero, in data 23.3.2013, si è tenuta a
Vibo Valentia una manifestazione sintomatica della situazione di disagio e
preoccupazione in merito alla questione “Alaco”;
- al termine di tale corteo, per come si può
evincere anche dal video, pubblicato da Repubblica.it, e visionabile al seguente
link: http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2013/03/24/news/alaco_il_lago_dei_veleni-55271944/, sono emerse gravissime perplessità in ordine alla
gestione e custodia del bacino stesso;
- in particolare, il CODACONS non può che non
dar rilievo a tali circostanze, in quanto in assenza di smentite e prese di
posizioni da parte dei diretti interessati, ogni notizia di rilievo per i fini
statutari del CODACONS, ossia di un'associazione che agisce con funzioni
para-pubblicistiche per la tutela collettiva del bene comune, non può essere
sottaciuta dall'associazione stessa;
- si rende quanto mai necessario, opportuno e
doveroso verificare l'incarico di custodia affidato all'Ing. Merante possa
richiedere una “rivisitazione”, qualora si dovesse accertare ciò che è stato
denunciato, anche sul web (http://emiliogrimaldi.blogspot.it/2012/06/alaco-connection.html) oltre che durante la manifestazione, la sussistenza di
legami parentali con l'Avv. Bianca Brando, che sembrerebbe, sempre alla luce
delle sopra riferite denunce essere legale della Sorical;
- la situazione, oggi, certamente acquista
connotati importanti anche perchè, grazie all'impegno del Prefetto, Dott.
Michele Di Bari, sono giunti alcuni Funzionari dell'Istituto Superiore di
Sanità, che sicuramente metteranno in chiaro le criticità inevitabilmente
emerse durante questi anni, e che come è noto hanno già portato la S.V. Ecc.ma ad avviare
le indagini sfociate nel sequestro e negli ulteriori avvisi di garanzia, e
l'opinione pubblica a reagire, con manifestazioni, video inchieste (RAI EDU ha
condotto un’ indagine dal titolo “Acquaraggia” sullo stato di inquinamento del
Lago denunciandone l’attuale ed irrisolta gravità).
CONSIDERATO CHE
- nonostante
le procedure adottate e le analisi effettuate, oltre a non esser
garantito, ancora oggi, il necessario monitoraggio della qualità dell’acqua,
non possono che denotarsi i margini eccessivi di indeterminatezza (relativi
alla frequenza e tipologia di analisi non conformi alle tabelle A,B e C del
d.lgs. 31/2001) e le molteplici infrazioni a tale normativa per il superamento di valori-soglia di alcuni
elementi e composti chimici presenti nell’acqua senza che a ciò sia conseguita
l’emanazione tempestiva dell’ordinanza
sindacale di divieto d’uso con tutte le possibili conseguenze di danno alla
salute dei cittadini.
- sembra sussistere uno stato di incertezza e
di mancanza di chiarezza nell’attribuzione delle competenze, soprattutto per
quanto riguarda il controllo delle acque grezze del bacino che, a partire dalla
sua attivazione, non sono state sottoposte praticamente ad alcun controllo.
Sintomatici sono tre casi:
a) quello del 2010 in cui vi è stata una evidente colorazione giallastra
dell’acqua nonchè una quantità
rilevante di cloro è partita dal potabilizzatore senza che i dispositivi di
allarme entrassero in funzione;
b) quello delle analisi effettuate per conto
del Forum delle Associazioni Vibonesi (settembre 2010), poi confermate
dall’ARPACAL, che hanno rilevato la presenza sopra soglia (oltre tre volte) di
manganese e ferro;
c) ed infine quello molto più recente, noto
come “caso benzene”, tuttora da accertare ed indagare alla luce delle analisi
prodotte dall’ARPACAL del Dipartimento di Catanzaro e delle successive
determinazioni dell’ASP di Catanzaro. E che pone l'interrogativo circa il fatto
che dal 6 dicembre 2012 al 31 gennaio 2013, per affermazione della stessa d.ssa
Sabrina Santagati direttrice generale dell’ARPACAL, ai cittadini che hanno
utilizzano le portate idriche dell’Alaco è stata somministrata acqua contenente
eccesso di cloriti e quindi “non potabile” oltre che, con il rischio di poter
essere gravemente dannosa.
- Le analisi
che hanno portato alle ripetute ordinanze di divieto di utilizzazione
per uso umano dell’acqua devono necessariamente far conto con le sfasature
temporali tra l’effettuazione dei prelievi,
le comunicazioni di “non conformità” e l’emanazione delle ordinanze
sindacali di divieto, fatti questi ancor più gravi se letti alla luce della
relazione della SO.RI.CAL. consegnata al comune di Vibo Valentia il 30
settembre 2010, che pone in risalto:
a) la difficoltà di assicurare un’adeguata e
costante potabilizzazione delle acque a causa delle oscillazioni “a volte
parossistiche” della presenza del ferro e del manganese legate alle “vicende
termiche sia giornaliere che stagionali” che agiscono a loro volta sui moti
convettivi delle acque stesse;
b) l’ulteriore complicazione costituita dalla “
presenza di alghe e nuove forme di vegetazione”.
Istanze
istruttorie
Alla
luce di quanto sopra, lo scrivente Codacons evidenzia la necessità, oggi,
di incentrare le indagini:
1)
per accertare se e quali
materiali sono stati sversati nel bacino durante il suo riempimento;
2)
per accertare quali materiali e/o composti anche naturali,
pericolosi e inquinanti e comunque tossici per la salute umana sono tuttora lì giacenti, mediante analisi
approfondite sull’acqua superficiale e soprattutto sui fondali dell’invaso
previa la loro esplorazione e, ove occorra, il loro dragaggio;
3) per
verificare l'idoneità attuale dell’impianto di potabilizzazione al trattamento
delle acque del bacino, classificate “A3” dal “Piano di tutela delle
acque” eseguito dalla società SOGESID;
Ciò si rende necessario e non differibile, a
tutela della salvaguardia della pubblica incolumità, in quanto il Piano di
Tutela delle Acque della regione Calabria - approvato con Deliberazione di Giunta regionale n. 394 del
30.06.2009 (visibile sul sito della Regione Calabria, Dipartimento Ambiente),
composto da 1.117 pagine complessive (la relazione generale è composta di 530
pagine e la relazione di sintesi di 587) e da varie schede allegate di
studio di quasi tutti i corpi idrici della Calabria, di cui nessuna riguarda
specificamente l’invaso in questione -
ha dedicato al bacino dell'Alaco
- non menzionato né a pag. 9, tra i principali corpi idrici significativi, né a pag. 16, tra i laghi ed invasi
artificiale - solo alcuni brevissimi passaggi in poche righe: a pag. 415 della relazione di sintesi, è
acclarata la presenza di criticità per manganese e coli (totali e fecali) e si
specifica che l'obiettivo da raggiungere nel 2010 avrebbe dovuto essere quello
del raggiungimento dello stato di qualità ambientale A2 per l'utilizzo delle
acque ai fini potabili.
Tale obbiettivo non è mai stato raggiunto come
testimoniano le odierne vicende e le indagini della Procura della repubblica di
Vibo Valentia.
RILEVATO CHE
- il
Codacons da sempre si batte per il rispetto del diritto alla salute dei
consumatori e per la tutela dell’ambiente, interessi tutelati anche a livello
costituzionale, specie in virtù del suo ruolo di Ente con funzioni
para-pubblicistiche nella tutela collettiva del bene comune e di rilevo nella
tutela dei valori costituzionali (cfr. ex multis Consiglio di Stato Adunanza plenaria Sentenza 11 gennaio 2007,
n. 1; Cfr.Cons. Stato, Sez. VI, 3 febbraio 2005, n. 280, Corte di cassazione,
Sez. Terza civile, 18 agosto 2011 n. 17351, Adunanza Plenaria 7/12);
- questa situazione sta comportando dei gravi
pregiudizi, e forse irreversibili danni sia per la salute dei cittadini sia per
l’ambiente, infatti, numerosi studi medici e scientifici hanno appurato la pericolosità e la
potenziale tossicità dell' acqua inquinata, con evidenti conseguenze sulla
salute umana;
- il timore è che le autorità locali
competenti, non stiano predisponendo nessuna misura idonea a scongiurare il
pericolo e nulla stiano facendo per tutelare la collettività dai gravi rischi
sopra enunciati;
- nulla è stato fatto per il risanamento delle
acque e per garantire l’approvvigionamento idrico tramite fonti alternative;
*** ** ***
Tutto ciò premesso, il CODACONS, depositando ulteriore
documentazione a supporto delle indagini in corso, insiste nelle già rassegnate richieste istruttorie, inoltre
chiede
di sapere quali attività ha posto in essere il nominato
Custode ai fini indispensabili di
ripristinare la funzionalità dell’intero sistema ed evitare i danni paventati alla salute collettiva, e
chiede
infine, onde potere interloquire attivamente alle indagini
ed all’accertamento dei fatti, quale ente di tutela di interessi collettivi e
diffusi, e per poter esercitare al meglio il diritto di difesa, il rilascio
di copia delle Consulenze Tecniche espletate nel suindicato procedimento penale, riservando ulteriori
deduzioni e richieste.
Con riserva di allegare i documenti sopra richiamati.
Con Osservanza.
Vibo Valentia – Catanzaro, lì 28 marzo 2013
Per il CODACONS
Avv.
Francesco Di Lieto Avv.
Claudio Cricenti
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