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E’ tutta una questione di tempo. Il tempo, si dice, aiuta a
guarire qualsiasi ferita. Ma in Italia invece, il tempo aiuta solo a
dimenticare. Come se il movimento perpetuo di quelle lancette non facesse altro
che fossilizzare ogni oggetto, ogni avvenimento, ogni persona con cui è venuta
a contatto.
E non resta che un frammento
piccolissimo ancorato nella memoria di qualche resistente
e per tutti gli altri un piccolo ricordo
labile come la memoria di questa nazione.
Sono passati 32 anni. 11688 giorni. Ma è bastato questo tempo per fare giustizia? Dopo
il primo processo, la cui sentenza avvenuta nel 1990, vede assolti tutti gli
imputati, la battaglia per la verità prosegue. Inizia un secondo processo,
siamo nel 1992, e le Sezioni Unite Penali della Corte di Cassazione, dichiarano
che la sentenza è ” illogica, priva di coerenza, non ha valutato in termini
corretti prove e indizi, non ha tenuto conto dei fatti che precedettero e seguirono
l'evento, immotivata o scarsamente motivata, in alcune parti i giudici hanno
sostenuto tesi inverosimili che nemmeno la difesa aveva sostenuto”.