5 giugno 2013

LEGGE D’INIZIATIVA POPOLARE "Acqua Pubblica" - Il contributo dei sersalesi.

Dal blog Sersale2012:

Mercoledì scorso abbiamo tenuto un'assemblea pubblica partecipatissimaper presentare la proposta di legge regionale d'iniziativa popolare "Acqua Bene Comune Calabria" insieme al Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica "Bruno Arcuri".
Gennaro Montuoro ha spiegato i contenuti di massima della proposta di legge che punta alla ripubblicizzazione del servizio idrico integrato, esponendo i punti fondanti di un testo approvato da eminenti giuristi come Stefano Rodotà e Alberto Lucarelli, estensori dei quesiti referendari sull'acqua pubblica del 2011.
Parte proprio dai referendum questa iniziativa: la schiacciante vittoria di popolo aveva ribadito la natura di beni comuni (beni che non appartengono a nessuno, che in quanto universali e inalienabili appartengono alla comunità) dei servizi pubblici locali. Quella vittoria aveva abrogato l'insieme di norme che imponevano la privatizzazione di quei servizi, offrendo la possibilità per gli enti locali di procedere ad una gestione pubblica rigettando la logica del profitto perpetrate da multinazionali a scapito degli interessi dei cittadini.
Ebbene da quella vittoria - perseguita nel silenzio dei media e nell'ostracismo di certa politica, attraverso comitati popolari, assemblee e impegno civico - è scaturita la spinta legislativa popolare che tende a espellere definitivamente i profitti dall'acqua in Calabria.
Come tutti sanno la legge regionale ha dato a So.Ri.Cal - una spa partecipata dal colosso multinazionale Veolia - il diritto esclusivo di vendere acqua all'ingrosso ai comuni, i quali rimangono proprietari delle reti ma devono versare le tariffe ad un privato.
Secondo questo sistema So.Ri.Cal ha tutto l'interesse ad estrarre profitti dalla "vendita" dell'acqua e nessun interesse a razionalizzare il consumo della propria merce. Per contro i comuni, schiacciati dalla logica del mercato, non possono altro che raccogliere le tariffe e versarle al privato senza aver la minima possibilità di intervenire con le proprie esigue risorse per riparare, migliorare e realizzare reti efficenti e intelligenti.
Abbiamo cercato di spiegare ciò con l'esempio del comune di Sersale: So.Ri.Cal eroga alla rete comunale (leggi comune) circa 700.000 m3 di acqua all'anno, il comune però incassa tariffe per 400.000 m3, questo significa che il 40% dell'acqua erogata va perduto nella rete, ridotta ormai ad un colabrodo. Tuttavia il comune deve comunque pagare ad un privato tutto il volume "acquistato" da So.Ri.Cal, perciò si rifà sulle bollette dei cittadini, i quali pagano doppiamente: l'acqua consumata e l'acqua sprecata.
Per di più, recentemente a causa del dissesto finanziario del bilancio comunale, l'Amministrazione Torchia ha innalzato le tariffe idriche del 31% per coprire l'80% del servizio prestato. Questo si traduce in circa 300.000 € di cui solo 5.000 saranno destinati ad interventi manutentivi sulla rete per ridurre perdite e sprechi.
Infatti al Comune compete la riparazione delle reti, mentre a So.Ri.Cal spettano solo i profitti. E tutti sappiamo che So.Ri.Cal è responsabile dell'erogazione di acqua inquinata nel vibonese (lo scandalo dell'Alaco), della mancata depurazione delle acque (mare sporco) e del contingentamento dell'acqua ai comuni morosi (in violazione dei diritti umani, che prevedono almeno 50 lt di acqua al giorno per ogni cittadino).
La proposta di legge capovolge invece questa logica. Attraverso la creazione di ABC Calabria, una società interamente pubblica, si ritorna ad una gestione pubblica dell'oro blu. La nuova compagnia dovrebbe assorbire il personale - e non il carrozzone - di So.Ri.Cal, e avrebbe come logica solo il pareggio di bilancio, mentre i profitti dovrebbero essere reinvestiti nel miglioramento delle reti o nella riduzione delle tariffe.
Inoltre la proposta prevede la ridefinizione degli ambiti territoriali ottimali secondo la natura dei bacini idrogeologici. A questi Ambiti prenderebbero parte non solo rappresentanti degli enti locali - che possono richiedere interventi di riqualificazione nell'interesse dei loro cittadini - ma anche rappresentanti dei lavoratori del settore e i comitati che in questi anni hanno difeso l'acqua, il mare, il diritto alla salute.

L'ingresso dei comitati e delle associazioni, oltre a essere pensato come strumento di controllo sulla compagnia pubblica, serve a garantire la partecipazione dei cittadini - destinatari di un servizio efficente e oculato - all'individuazione degli obiettivi strategici d'azienda e alla definizione delle politiche tariffarie. Il tutto per sottrarre alla cattiva gestione - sia la rapacità privata che il clientelismo politico - il diritto all'acqua.
Durante la campagna referendaria - alla quale abbiamo partecipato con manifestazioni e iniziative e con un sonoro 67% di SI al referendum a Sersale - più volte abbiamo detto che "si scrive acqua ma si legge democrazia". E anche in questa iniziativa siamo convinti che il profitto non può negare un diritto fondamentale, non può perpetrare lo spreco di un bene prezioso. Al contrario, i movimenti per l'acqua hanno riproposto con grande forza il tema dei beni comuni come unica vera alternativa al capitalismo selvaggio e alla politica al servizio dei potenti.
Noi vogliamo un servizio idrico responsabile, razionale, oculato e pubblico!
E lo abbiamo sottoscritto nella raccolta firme per questa proposta di legge popolare: a Sersale abbiamo organizzato una serie di raccolte firme nel mese di aprile e, grazie al preziosissimo contributo della neaonata Associazione Arcobaleno, abbiamo raccolto oltre 200 firme!
Questo a dimostrazione di come solo l'impegno diretto dei cittadini può offrire risultati concreti nell'interesse dell'intera comunità. Ringraziamo nuovamente tutti i partecipanti all'assemblea e le volontarie dell'Associazione per il preziosissimo contributo.
La vostra firma non è una goccia nel mare!

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