1 agosto 2012

'Ndrangheta capitolina. L'allarme del consigliere del Pd, Valeriani, sui rapporti tra Alemanno e Morelli


di Giulia Zanfino 

 C’è un legame sottile tra Francesco Morelli, consigliere regionale calabrese del Pdl, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, rivelazione di segreto d'ufficio e corruzione, oggi detenuto nel carcere milanese di Opera, e Gianni Alemanno, sindaco di Roma. Un legame emerso dopo il recente arresto di Morelli. E c’è  un legame sottile tra Francesco Morelli e la Tecnopolo S.p.A., una mastodontica società capitolina,  che vedeva, fino a qualche giorno fa, nel suo c.d.a. il consigliere calabrese accanto ad alcuni soci dell’ AMA e dell ACEA, le società che a Roma gestiscono acqua, rifiuti ed energia elettrica.
Ma cos’è  la TecnoPolo, e cosa ci faceva fino a qualche giorno fa, un consigliere regionale calabrese, travolto in uno scandalo giudiziario torbido, nel suo consiglio d’amministrazione? Qui entra in ballo Gianni Alemanno. Francesco Morelli, infatti, è  stato indicato nel c.d.a. della società, proprio alla fine del 2010 per esplicito volere del Campidoglio. E lo stesso sindaco di Roma, per le recenti regionali calabresi, è sceso in Calabria, a sostenere la candidatura del nostro ex consigliere. A lanciare l’allarme sulla presenza di Morelli nel consiglio d’amministrazione della TecnoPolo S.p.A. è stato  il consigliere comunale romano, Massimiliano Valeriani, del Pd. Già a dicembre 2011. Poco dopo l’arresto di Morelli. Gli chiediamo cosa sia la TecnoPolo. “La Società per il Polo Tecnologico Industriale Romano”, ci risponde Massimiliano Valeriani, “è una società  per azioni costituita nel 1995 per volontà  della Camera di Commercio di Roma, che ne è  azionista al 95% tramite Holding Camera S.r.l.. Svolge un’azione di promozione, riqualificazione e stimolo allo sviluppo del tessuto industriale tecnologicamente avanzato attraverso il Tecnopolo Tiburtino, di cui è  ideatrice, promotrice e realizzatrice, e il Tecnopolo di Castel Romano, acquisito e rilanciato con nuove funzioni di polo d’eccellenza”. E non finisce qui. C’è di più. La Società per il Polo Tecnologico Industriale Romano partecipa anche alla rete APSTI, l'Associazione Parchi Scientifici Tecnologici Italiani. Andrea Mondello ne è il presidente. L’obiettivo è realizzare iniziative imprenditoriali ad alto contenuto tecnologico, migliorare e qualificare lo sviluppo e l’occupazione dell’area romana, promuovere attività finalizzate allo sviluppo della ricerca e del trasferimento tecnologico. Promuovere l’innovazione. Quindi il Polo Tecnologico capitolino svolge un ruolo determinante nello scacchiere economico del paese, in una città diventata teatro di faide sanguinose. Regolamenti di conti. Gambizzazioni. In perfetto stile mafioso. Il binomio innovazione e sviluppo, infatti, a oggi, rappresenta una fonte di finanziamento enorme. In un’area che fa gola a tanti. L’area di Castel Romano, negli anni, è  stata sfruttata anche per esercitazioni della Protezione Civile, in seguito a vari sgomberi dei campi rom romani. Ci chiediamo quindi quale sia il legame tra la TecnoPolo, l’AMA e l’ACEA romane.  “Partecipano al capitale sociale della società”  ci risponde il consigliere Valeriani, “altri soggetti quali il Comune di Roma attraverso ACEA, AMA, ATAC e Risorse per Roma, la Regione Lazio attraverso la finanziaria regionale Filas e l’Agenzia Sviluppo Lazio, la Provincia di Roma e l’ ENEA.  Acea e Ama possono esprimere i loro rappresentanti nell’ambito del consiglio di amministrazione di Tecno Polo. Francesco Morelli ne  è  la riprova”. Quindi i tasselli sono tre. Acqua, rifiuti, innovazione. Finanziamenti per cifre astronomiche, da capogiro. Proprio per questo il Pd capitolino ha lanciato l’allarme dopo l’arresto di Morelli. E ha chiesto al sindaco Alemanno delucidazioni sui suoi rapporti con l’ex consigliere calabrese.   “E’ evidente che questo signore calabrese, consigliere regionale in Calabria”  afferma Massimiliano Valeriani  “è stato indicato proprio alla fine del 2010 nel c.d.a di questa società, per esplicito volere del Campidoglio. E sono sconcertanti, non solo i capi d’accusa che pendono sulla testa di Morelli e  i noti legami con il sindaco, ma soprattutto il silenzio di Alemanno che non ha voluto commentare   questo nuovo scandalo che coinvolge l’amministrazione capitolina, né i suoi risvolti, né  tantomeno la volontà  esplicita del Campidoglio di mettere questo personaggio nel c.d.a. di un’ azienda pubblica. Ci vorrebbero invece parole chiare e inequivocabili”. Gianni Alemanno, infatti, interrogato dal Pd Capitolino, non ha voluto riferire in aula. Intanto Franco Morelli si è dimesso, qualche giorno fa, dopo mesi di pressioni fatte dal Pd capitolino. “La leggerezza di questa amministrazione sarà  scritta sui libri di storia, i risvolti li leggiamo purtroppo quasi ogni giorno  sulle pagine di cronaca nera”. conclude il consigliere Valeriani. E se è vero che nella capitale c’è stato un aumento esponenziale di crimini che fanno diretto riferimento alla 'ndrangheta, alla mafia e alla camorra, non si può prescindere da una risposta del sindaco di Roma, Gianni Alemanno.

(Ho scritto questo pezzo a dicembre 2011)

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